Il positivo attualmente presente nella Chiesa di S. Domenico di Molfetta, datato 1756, è firmato Petrus de Simone.
Originariamente appartenente ai Gesuiti, ricevette la sua collocazione attuale nel 1816, quando l'organo esistente in S. Domenico venne trasferito in Cattedrale 1.
L'attuale restauro ha confermato l'attribuzione (finora avanzata come ipotesi verosimile) a Pietro De Simone junior (o barensis), in quanto sulla leva dell'ultimo tasto (DO5) è leggibile l'iscrizione "Petrus de S.e - Bari", mentre sul DO1 compare la data 1756. Una singolarità dello strumento è data da una stecca aggiunta in fondo al somiere (probabile modifica in corso d'opera da parte dello stesso autore), sulla quale è alloggiato il registro di XXII, che viene così a trovarsi dietro la XXVI. Tale anomala disposizione sembra confermata dalla meccanica dei registri, la quale non presenta segni di alterazione ed è stilisticamente attribuibile al De Simone.
Il manufatto aveva subito, verosimilmente nel corso del sec. XIX, la scalatura del flauto in XII allo scopo di trasformarlo in flauto in VIII; nei bassi le canne di flauto originali, risultate troppo ingombranti una volta scalate, erano state eliminate e al loro posto erano state collocate delle canne lignee di taglio più stretto e sopraelevate rispetto al crivello per mezzo di lunghi piedi.
1 (G.A. Del Vescovo - G. Magarelli, Affetti e tastiature. Fonti d'archivio e documentazione inedita... in "Odegitria", a. VIII (2001), Bari, pp. 299-428).
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Lo strumento nella sua collocazione attuale.
E' evidente la sproporzione tra le dimensioni del positivo e quelle della cantoria, progettata per il grande organo ivi collocato prima del 1816.
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Vista della consolle a finestra con tastiera, catenacciatura e pomelli dei registri.
Questo tipo di organo detto "positivo" ha la caratteristica di essere facilmente smontabile e trasportabile.
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Dettaglio dell'ultimo tasto, recante la firma originale dell'organaro "Petrus de S.e", il numero del tasto (45) e l'indicazione "Bari", sede della bottega artigiana dei De Simone.
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La tavola della catenacciatura della tastiera, prima del restauro, mostra i segni di una importante infestazione da tarlo.
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La stessa catenacciatura dopo le operazioni di consolidamento in bagno di Paraloid B72 e stuccatura con resina epossidica (Araldite SV427)
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